mercoledì 25 gennaio 2012

C'è qualcuno?

mi rendo conto di aver abbandonato questo blog da tanto tempo.  Nessuno si è lamentato. E' bello sentirsi così indispensabili.
Sono ritornato sul luogo del delitto per puro caso, inseguendo Picasa. Stavo cercando di capire come pubblicare immagini sul web quando mi è ritornato in mente questo piccolo luogo dell'anima che un amico/collega mi aveva spinto a ricercare. 
Sono passate molte lune e siamo più vecchi, più poveri e più vulnerabili. Non scrivo più e ogni tanto incontro qualcuno che, conoscendo qualche frammento del mio passato, mi chiede come mai. Sembra una riedizione di quelle canzoni lacrimevoli tipo Signorinella pallida (correva l'anno 1931)

Senza l'urgenza di scrivere rimane solo il narcisismo del gesto. Rileggo sempre ciò che ho scritto. Lo leggo più volte. Una sorta di autoerotismo protratto per assaporarne il gusto quanto più a lungo possibile.
Per scrivere bisogna continuare a fare esperienze e non si registrano grandi progressi in tal senso. Può darsi che l'impoverimento e la sterile lotta contro la decadenza ci diano di che scrivere. Per ora annaspiamo tra risparmi che sfumano ed elettrodomestici da sostituire.
Un bel pezzo argentino mi strappa dal torpore, la copertina del disco conferma che si tratta di una milonga. Ahi como me gusta.
Intanto sto provando a leggere Latouche, un teorico della decrescita. Certo che fa impressione pensare alla tesi che prevede la sesta estinzione dei viventi per il 2060. Mio figlio avrebbe 74 anni, non malissimo. Ma che ne sarebbe di suo figlio?
Figli e lavoro che non c'è e non ci sarà, se continuiamo a curare il male della mancata crescita con le stesse medicine utilizzate fino ad ora. Ma chi glielo dice a tutti quelli là che dobbiamo occuparci della nostra madre terra come facevano gli indiani e abbandonare l'inseguimento dell'eterna giovinezza alla Berlusconi, estremo prodotto dell'utopia che vuole l'uomo domatore della natura. Chi glielo dice che bisogna tornare alla sobrietà e alla frugalità dopo sessant'anni di indigestione da consumo.
I camionisti e i pescatori scioperano per il gasolio ormai troppo caro. I taxisti e i farmacisti e gli avvocati in un unico afflato scioperano e ci dicono che loro non vogliono perdere i loro privilegi. Per fortuna sono in pensione e sono già sicuro che il mio reddito diminurà progressivamente fino a non consentirmi più di vivere nella casa dove abito. 
Siamo vecchi europei ormai largamente superati dalle tigri asiatiche, dai Brics e dai Carbs e dobbiamo soccombere.
Più che un blog sembra un blob. Una bolla che rigurgita e da cui si sprigiona il cattivo odore della difficile digestione dei sacrifici.
Piazzolla, non poteva che essere lui: una musica così bella e piena di angoli dietro cui si trovano sempre nuove sorprese.
Non piove da  tre mesi e io sto male. Se c'è una nuvola di pioggia in ascolto può fare una capatina al mio paesello?

martedì 9 febbraio 2010

una serata diversa

ho commentato su facebook la mia eperienza di tartaruga di fronte al disvelamento (per me) di un fenomeno come quello del femminicidio di Ciudad Juarez. Ancora una volta incontro persone che si muovono perché il rispetto degli altri non sia solo un'espressione vuota di significato. Oggi ho passato la mia giornata al computer a ricercare informazioni da diffondere ai pochi contatti. Sento il peso infinito dell'infamia di appartenere alla stessa razza ed allo stesso genere di quegli uomini tremendi. Poi penso che quegli uomini non sono i soli ad agire in modi che esito a definire disumani. Sembra, infatti, che ci sia più umanità che pratica la violenza rispetto a chi ne ha orrore. Forse quei comportamenti sono umani, per converso, disumani sono i pacifici, i modesti, gli onesti, le persone equilibrate. Anche l'altra sera alla presentazione del libro di Caselli si è parlato di potere e di connivenze, collusioni, malaffare politico. Anche in Italia c'è chi tratta le donne, i poveri, gli immigrati come merce disponibile per divertirtìrsi, sfruttare, guadagnare. Anche in Italia ci sono i narco trafficanti ed il riciclaggio e le imprese che ammiccano alla mafia o che la subiscono.
Cosa, dunque, mi ha provocato tanto turbamento? I numeri del genocidio? l'indifferenza ipocrita di chi sarebbe preposto alla difesa delle vittime? Forse la cosa che mi fa più male è il fine: divertimento sessuale fino alla morte. Ho pensato a quelle povere ragazze, bambine, al dolore fisico, alla paura di fronte alla crudeltà, alla disperazione, alla morte come liberazione. E ai carnefici il giorno dopo, quando ripuliti dal sangue sono andati al bar magari insultando una madre che chiedeva della propria figlia scomparsa. Quanto dolore. Spesso mi chiedo se avessi la possibilità di decidere della sorte di assassini come quelli come reagirei. Non sono un giudice, non ho la conoscenza e la capacità e credo che non saprei fermarmi nel nome di una giustizia che punisce con il carcere. Mi farei trascinare dalla pulsione di cancellare la presenza di chi non ha riconosciuto la sacralità del corpo e l'integrità dell'animo. So che si ricade in un circolo vizioso e me ne dolgo ma non credo ci sia possibilità di redenzione dagli abissi di tale abiezione. Quanto a dio, mi sembra così distante da non rappresentare né un aiuto per le vittime, né un pericolo per i carnefici.

venerdì 22 gennaio 2010

è venerdi

una settimana è passata, un'altra con pochi progressi e il processo breve approvato al senato. Fa freddo e siamo quasi obbligati a stare in casa e la casa diventa un luogo di troppo intensa frequentazione. La speranza di un cambiamento non mi lascia e finisce per somigliare alla sensazione provata dagli ufficiali della fortezza Bastiani. Come loro, infine, ricado preda della malìa delle abitudini, della comodità di una vita borghese (si sarebbe detto un po' di tempo fa) e rancorosa.
Il gelo si è impossessato degli alberi e li ha velati di bianco come in una cartolina dal paese di Babbo Natale. Niente regali, solo freddo e le mani che ti fanno male. La mattina al mercato vedo cinesi imbaccuccati che battono i piedi immaginando di scaldarsi.. Più in là un africano senza denti ha solo la giacca ma canticchia, come fa?
Ma per fortuna è venerdi sera, il momento migliore: due giorni interi prima della nuova settimana lavorativa. Sembra tutto uguale: tempo davanti a sé; tempo e festa per sentirsi più...ricchi e felici?

martedì 19 gennaio 2010

Basta che funzioni

Un buon film dell'indispensabile Woody Allen fa a pezzi l'immagine dell'uomo come centro dell'universo e riporta il discorso sul caso, sulla coincidenza. Mi piace perché spesso, nel buio della mia cameretta, mi sono detto che la vita è largamente frutto del caso. Come si spiegherebbe altrimenti il fatto che siamo nati qui e non in Palestina? Qualche grado di latitudine e saremmo stati condannati ad una vita terribile, ad una morte violenta e all'odio eterno.
L'odio è un sentimento che provo anch'io nei confronti della arroganza, dell'ingiustizia e del tanto peggio, tanto meglio. Devo fermarmi se no incomincio il rosario contro ciò che ci circonda che è, sostanzialmente, il prodotto della decandenza della nostra civiltà e del nostro modello sociale.
Una società virtuale dove poco ha ancora un carattere tangibile, dove stiamo perdendo le abilità acquisite durante i secoli e il gusto delle cose, la loro importanza.
Di ritorno da un viaggio in estremo oriente una conoscente ha portato dei braccialetti fatti con semi. "Sembrano ricamati, non si capisce che sono semi" è stato il commento di mia moglie. Una società ancora legata a ritmi e stili di vita più vicini al medioevo che alla globalizzazione produce manufatti mirabili. Qui "in occidente"la parola d'ordine è "vendere" e molte volte senza sapere cosa c'è dentro la scatola.
Mi torna in mente quanto diceva un agente con il quale collaboravo al termine degli studi. Vendevo libri (pochini) in attesa di risolvere la questione del servizio militare. Prima enciclopedie per i ragazzi per passare, dopo tre mesi, ad un'enciclopedia monumentale per una casa editrice prestigiosa. Dopo un altro mese si ventilava un ulteriore passaggio ad un editore meno elitario. Ci furono proteste per la troppa disinvoltura nel cambiare e l'agente tuonò:"se io domani dico che andiamo a vendere panettoni, si vendono i panettoni e chi non è d'accordo può alzarsi e andarsene". Un profeta moderno.
Oggi passeggiavo per una via del centro: un bar, un negozio di abbigliamento, un bar, un negozio di abbigliamento, due bar, un negozio di cellulari e potrei continuare per altri due o duemila chiometri. Che desolazione, che degrado sociale, che miseria.
Mi chiedo, quanto durerà tutto ciò e che cosa posso fare io?
Poiché sono troppo pigro per andare a cercare impegni che rinforzino il mio senso etico, convivo con il cilicio del senso del dovere regalatomi dall'imprinting e protesto contro la vita facile nella casa riscaldata, illuminata e costellata da elettrodomestici di varia utilità made in far east.
Aspetto una coincidenza o la fine del mondo, basta che funzioni.

venerdì 15 gennaio 2010

Toh, chi si rivede!

mo ne è passato di tempo, cosa ti è successo?

m
a niente di particolare, ho smesso di lavorare.

mo
sei andato in pensione? che fortunato!

ma
no, sono in mobilità, in prepensionamento.

mo
si, ma ti manca poco, no?

ma
un anno e mezzo.

mo
lo vedi che avevo ragione: sei fortunato. E cosa fai, hai trovato un lavoretto? con la tua esperienza...

ma
no, niente lavoretto, nessuna proposta e nessuna ricerca. Sono in stallo e non capisco cosa devo fare.

mo
e va beh, prenditela con calma. Hai sempre voluto fare un sacco di cose e non potevi per via del poco tempo, non hai che l'imbarazzo della scelta.

ma
è un po' come il foglio bianco dello scrittore, non sai da che parte incominciare. In compenso ci sono molte persone che sanno bene quello che tu dovresti fare e te lo dicono con quell'aria bonaria che ti fa sentire inadeguato, fragile, vecchio.

mo
beh, in fondo un po' vecchio sei

ma
lo so, lo vedo tutte le mattine quel tizio che mi guarda nello specchio; e tutte le mattine c'è una ruga che non avevo visto fino al giorno prima.

mo
per favore niente autocommiserazione.

ma
non cerco consolazioni. Forse ho dato troppa importanza alla mia vita lavorativa. D'altra parte avevo un posto comodo e una vita ovattata: casa, auto, ufficio, ristorante, ufficio, auto, casa. Niente sport, niente amanti, niente amici, niente vizi, niente o poco più. Tolta la routine para professionale la vita si è sgonfiata e io adesso aspetto.

mo
aspetti? e cosa aspetti, che arrivi qualcuno e gonfi la tua carcassa?

ma
non è un'ipotesi probabile. Il mondo corre via e l'individuo non conta più molto. Molta fretta di far passare il tempo, è un paradosso! Mi piacerebbe la lentezza di cui non conosco i meccanismi. Sono stato educato alla fretta come molti altri della mia generazione. Mi accade di mangiare in fretta, senza gustare il cibo; leggo in fretta e, spesso, non capisco. La mia fretta genera superficialità che mi fa sentire ignorante e insensibile. Sono stato frettoloso nei rapporti umani, tant'è che non ho riferimenti a cui appoggiarmi. Certo, c'è la famiglia, ma bisogna avere spirito evangelico e porgere continuamente l'altra guancia se si vuole mantenere una qualche forma di comunicazione. E poi la famiglia è il luogo delle pulsioni peggiori: accumuliamo negatività e aspettiamo di arrivare a tavola per scaricarla nelle braccia della famiglia. Troppa confidenza e troppi bocconi amari inghiottiti sono il perfetto connubio per vomitare sul tavolo della cena tutto il rancore prodotto dalle proprie inadeguatezze.

mo mi sto addormentando, tanto mi prende questa storia

ma lo so, non c'è niente di originale, è una sindrome che accade a molti.
Io non ho nolstalgia del lavoro. La mercificazione del lavoro è talmente evidente che solo l'ipocrisia tiene assieme la struttura organizzativa. Siamo ritornati ad essere numeri di matricola chiudendo un cerchio che sembrava spezzato dal '68. Un po' di umiltà fa bene a tutti ma qui si tratta di ritornare indietro e forse di scomparire. L'atteggiamento mercantile proprio del capitalismo non mi è mai piaciuto anche se ho rosicchiato la mia parte, quando ho potuto. La facilità nell'accesso al danaro, che tanti guai ha provocato, ha cambiato il modo di vedere la vita rendendo relativi molti dei valori tipici della società di contadini ed operai da cui originiamo. E tornando al lavoro, no, non ne sento la mancanza; piuttosto, sento la mancanza del mio posto nella società, dei miei piccoli privilegi, di essere riconosciuto. E' uno status che si costruisce nel tempo e in un momento si perde. I tuoi ex colleghi ti guardano in modo opaco, con aria di chi abbia altro da fare (ed è vero).

mo beh, mi ha fatto piacere risentirti, quando passi da queste parti fatti vedere.

ma certo, e non dimentichiamoci gli auguri a Natale e Pasqua, non costano niente e ci fanno sentire più leggeri, più buoni e...

martedì 25 agosto 2009

Del sarcasmo e dell'ironia

omissis
E l'ironia è sempre intelligente. Non è come il sarcasmo codardo e denigratorio.
omissis

Questo passo dell'intervista a L Sepùlveda su Repubblica di ieri riassume ore ed ore di trasmissioni televisive e di scontri tra politici. Sebbene la sinistra non brilli per ironia sicuramente il PDL può vantare tra i peggiori campioni di sarcasmo.

Que viva Sepùlveda!

giovedì 20 agosto 2009

Lettere dal quartiere - 20 Agosto, 2009

Fronzo,

è un po' che non ti scrivo e se non ti scrivo io, tu manco 'na firma sugli assegni post-datati.
Agosco, moglie mia non ti conosco, dice il proverbio e penso che ci abbia ragione. Ieri sera, infatti, tua cugina, quella scozzata, russava sul divano. Dopo che l'ho chiamata, ci ho fischiato, ho fatto tutti versi che conoscevo per farla smettere, finalmente si è svegliata e se n'è sparita in bagno.
Io non ci stavo più pensando e mi stavo andando a lavare i denti, entro e trovo una donna, più o meno alta come lei, più o meno grassa come lei, con la faccia nera. Non sapevo cosa fare. Tu sai che io sono uomo e uomo vero, però con un'africana non ci ho mai...beh mi hai capito. A un certo punto mi sono detto - che ci perdo? - e l'ho toccata. Una voce che conoscevo mi dice --beh? ti sei ammattito? -- era tua cugina ma con la maschera di crema alla lava vulcanica! Una cosa brutta perché mi ero già illuso e ho dovuto anche far finta che volevo proprio toccarla, proprio a lei. Ma tu vedi gli scherzi del caldo.
Anche i vescovi devono patire 'sta calura africana: si sono bevuti la storia delle orge a palazzo proprio come volevano i giornalidisinistra, 'sti fetenti! Gliel'ho detto al capo, inutile continuare a comprarsi giornali e televisioni e potere che ci mette troppo tempo; se ci lascia fare a noi nel giro di una settimana tutte 'ste storie non si sentono più.

Ma tu mi devi dire se uno non si può più fidare dei vescovi, di chi si deve fidare? A proposito di fiducia: ma è vero che hai delle foto di Zappadu dove il capo si fa frustare da due belle figlie? No, perché potremmo fare come si faceva da bambini: tu porti le tue figurine e io porto le mie e ce le scambiamo, ma si, quelle foto tue con la figlia di Dell'Utri legata alla pianta di fico d'india. Bella figlia, tiene un profilo..., che ne dici? Pensaci, ma non troppo perché domani Quoto, te lo ricordi? quello bravo in matematica, beh lui va giù in Sicilia e com'è, come non è può darsi che incontri zu Marcellino per certi soldi che ci rientrano da affari comuni. Lui ci tiene alle foto di famiglia, uh ne fa 'na passione.Sono sicuro che anche tu sei interessato.

Ah, quasi mi dimenticavo: saluti dalla signora Ortensia; ce l'ha sempre con te: dice che ogni volta che vai in televisione ti saluta ma tu non ricambi mai. Non ti devi dimenticare il rispetto per chi è più anziano. Salutala, no? Che ci vuole? fai come nelle radio private che ci sono tanti che telefonano e chiedono di essere salutati e il dgei li saluta. Non ti hanno insegnato niente in RAI?

Un bacio a Fronzino, tuo cugino Sgrosbo