martedì 19 gennaio 2010

Basta che funzioni

Un buon film dell'indispensabile Woody Allen fa a pezzi l'immagine dell'uomo come centro dell'universo e riporta il discorso sul caso, sulla coincidenza. Mi piace perché spesso, nel buio della mia cameretta, mi sono detto che la vita è largamente frutto del caso. Come si spiegherebbe altrimenti il fatto che siamo nati qui e non in Palestina? Qualche grado di latitudine e saremmo stati condannati ad una vita terribile, ad una morte violenta e all'odio eterno.
L'odio è un sentimento che provo anch'io nei confronti della arroganza, dell'ingiustizia e del tanto peggio, tanto meglio. Devo fermarmi se no incomincio il rosario contro ciò che ci circonda che è, sostanzialmente, il prodotto della decandenza della nostra civiltà e del nostro modello sociale.
Una società virtuale dove poco ha ancora un carattere tangibile, dove stiamo perdendo le abilità acquisite durante i secoli e il gusto delle cose, la loro importanza.
Di ritorno da un viaggio in estremo oriente una conoscente ha portato dei braccialetti fatti con semi. "Sembrano ricamati, non si capisce che sono semi" è stato il commento di mia moglie. Una società ancora legata a ritmi e stili di vita più vicini al medioevo che alla globalizzazione produce manufatti mirabili. Qui "in occidente"la parola d'ordine è "vendere" e molte volte senza sapere cosa c'è dentro la scatola.
Mi torna in mente quanto diceva un agente con il quale collaboravo al termine degli studi. Vendevo libri (pochini) in attesa di risolvere la questione del servizio militare. Prima enciclopedie per i ragazzi per passare, dopo tre mesi, ad un'enciclopedia monumentale per una casa editrice prestigiosa. Dopo un altro mese si ventilava un ulteriore passaggio ad un editore meno elitario. Ci furono proteste per la troppa disinvoltura nel cambiare e l'agente tuonò:"se io domani dico che andiamo a vendere panettoni, si vendono i panettoni e chi non è d'accordo può alzarsi e andarsene". Un profeta moderno.
Oggi passeggiavo per una via del centro: un bar, un negozio di abbigliamento, un bar, un negozio di abbigliamento, due bar, un negozio di cellulari e potrei continuare per altri due o duemila chiometri. Che desolazione, che degrado sociale, che miseria.
Mi chiedo, quanto durerà tutto ciò e che cosa posso fare io?
Poiché sono troppo pigro per andare a cercare impegni che rinforzino il mio senso etico, convivo con il cilicio del senso del dovere regalatomi dall'imprinting e protesto contro la vita facile nella casa riscaldata, illuminata e costellata da elettrodomestici di varia utilità made in far east.
Aspetto una coincidenza o la fine del mondo, basta che funzioni.

2 commenti:

  1. Intanto ,bentornato Mormoro.E poi,ecco, è da tanto che mi pongo le tue stesse domande.Io che ho vissuto l'infanzia,senza le comodità della "modernità",niente televisione,ma tante risate nell'ascoltare i racconti degli anziani (che allora erano una risorsa e non un'impiccio), la luce ,spesso era quella del fuoco,per risparmiare le candele,l'acqua,bisognava andarla a prendere al fiume.Eppure quanta allegria,non avevamo coscenza di essere poveri,semplicemente perchè avevamo tutto quanto ci serviva per vivere in maniera dignitosa.Ora sono abituata alla "comodità"... si fà in fretta,ma se ripenso alla mia vita di prima,mi rendo conto che era più ricca allora di quanto non lo sia adesso

    RispondiElimina
  2. match point? Noi fino a pochissimi mesi fa eravamo come la palla da tennis, indecisa su dove cadere.

    RispondiElimina

per cortesia usate un linguaggio appropriato