venerdì 15 gennaio 2010

Toh, chi si rivede!

mo ne è passato di tempo, cosa ti è successo?

m
a niente di particolare, ho smesso di lavorare.

mo
sei andato in pensione? che fortunato!

ma
no, sono in mobilità, in prepensionamento.

mo
si, ma ti manca poco, no?

ma
un anno e mezzo.

mo
lo vedi che avevo ragione: sei fortunato. E cosa fai, hai trovato un lavoretto? con la tua esperienza...

ma
no, niente lavoretto, nessuna proposta e nessuna ricerca. Sono in stallo e non capisco cosa devo fare.

mo
e va beh, prenditela con calma. Hai sempre voluto fare un sacco di cose e non potevi per via del poco tempo, non hai che l'imbarazzo della scelta.

ma
è un po' come il foglio bianco dello scrittore, non sai da che parte incominciare. In compenso ci sono molte persone che sanno bene quello che tu dovresti fare e te lo dicono con quell'aria bonaria che ti fa sentire inadeguato, fragile, vecchio.

mo
beh, in fondo un po' vecchio sei

ma
lo so, lo vedo tutte le mattine quel tizio che mi guarda nello specchio; e tutte le mattine c'è una ruga che non avevo visto fino al giorno prima.

mo
per favore niente autocommiserazione.

ma
non cerco consolazioni. Forse ho dato troppa importanza alla mia vita lavorativa. D'altra parte avevo un posto comodo e una vita ovattata: casa, auto, ufficio, ristorante, ufficio, auto, casa. Niente sport, niente amanti, niente amici, niente vizi, niente o poco più. Tolta la routine para professionale la vita si è sgonfiata e io adesso aspetto.

mo
aspetti? e cosa aspetti, che arrivi qualcuno e gonfi la tua carcassa?

ma
non è un'ipotesi probabile. Il mondo corre via e l'individuo non conta più molto. Molta fretta di far passare il tempo, è un paradosso! Mi piacerebbe la lentezza di cui non conosco i meccanismi. Sono stato educato alla fretta come molti altri della mia generazione. Mi accade di mangiare in fretta, senza gustare il cibo; leggo in fretta e, spesso, non capisco. La mia fretta genera superficialità che mi fa sentire ignorante e insensibile. Sono stato frettoloso nei rapporti umani, tant'è che non ho riferimenti a cui appoggiarmi. Certo, c'è la famiglia, ma bisogna avere spirito evangelico e porgere continuamente l'altra guancia se si vuole mantenere una qualche forma di comunicazione. E poi la famiglia è il luogo delle pulsioni peggiori: accumuliamo negatività e aspettiamo di arrivare a tavola per scaricarla nelle braccia della famiglia. Troppa confidenza e troppi bocconi amari inghiottiti sono il perfetto connubio per vomitare sul tavolo della cena tutto il rancore prodotto dalle proprie inadeguatezze.

mo mi sto addormentando, tanto mi prende questa storia

ma lo so, non c'è niente di originale, è una sindrome che accade a molti.
Io non ho nolstalgia del lavoro. La mercificazione del lavoro è talmente evidente che solo l'ipocrisia tiene assieme la struttura organizzativa. Siamo ritornati ad essere numeri di matricola chiudendo un cerchio che sembrava spezzato dal '68. Un po' di umiltà fa bene a tutti ma qui si tratta di ritornare indietro e forse di scomparire. L'atteggiamento mercantile proprio del capitalismo non mi è mai piaciuto anche se ho rosicchiato la mia parte, quando ho potuto. La facilità nell'accesso al danaro, che tanti guai ha provocato, ha cambiato il modo di vedere la vita rendendo relativi molti dei valori tipici della società di contadini ed operai da cui originiamo. E tornando al lavoro, no, non ne sento la mancanza; piuttosto, sento la mancanza del mio posto nella società, dei miei piccoli privilegi, di essere riconosciuto. E' uno status che si costruisce nel tempo e in un momento si perde. I tuoi ex colleghi ti guardano in modo opaco, con aria di chi abbia altro da fare (ed è vero).

mo beh, mi ha fatto piacere risentirti, quando passi da queste parti fatti vedere.

ma certo, e non dimentichiamoci gli auguri a Natale e Pasqua, non costano niente e ci fanno sentire più leggeri, più buoni e...

1 commento:

  1. Non prendere un foglio bianco, prendine uno con qualcosa di già scritto. Lo stimolo arriva.

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